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Baute Come si costruisce una maschera di cartapesta? Prima di tutto si crea con la creta il volto di quella che dovrà essere la maschera. Poi gli viene modellato uno stampo in gesso sopra. La cartapesta, fatta di una "carta di stracci" e colla, viene messa nello stampo dove indurisce. Una volta indurita, la maschera viene estratta dal suo stampo rifinita con della carta abrasiva finissima. Infine gli si dà un sottofondo di base. In seguito verrà dipinta secondo i gusti. |
Quando uno viene a Venezia probabilmente si domanda il perché di tanti negozi di maschere. In ogni calle, in ogni campo milioni di maschere ti accompagnano per tutta la permanenza in questa città che non puoi fare a meno di comprarne almeno una. La storia della maschera veneziana risale a molti anni fa, infatti esisteva, già nel 1271, una scuola dei "maschereri". Erano fatte di argilla per il modello, gesso per il calco, carta pesta, colla di farina, garza, colori per dipingerla. Nel 1773 esistevano ufficialmente 12 botteghe di maschere con 31 lavoranti: poche in confronto all'uso che se ne faceva in quei anni. Ma allora molte maschere vengono fabbricate "in nero" dando lavoro a tante persone ed erano famose in tutta Europa. Nel 1600 si abusava talmente nell'uso della maschera che al governo della Repubblica di Venezia toccò fare delle regole che ne limitavano l'uso. Si proibiva di indossarla nei periodi che non fossero quelli di carnevale, nei luoghi di culto, niente armi, niente schiamazzi di gruppo e indossarla ad orari prestabiliti. L'uso della maschera veniva proibito alle prostitute e agli uomini che frequentavano i casini. Per maschere si intendeva anche mettersi la barba e baffi finti. Maschera era anche la donna travestita da uomo e viceversa. Altresì la bauta era d'obbligo in cerimonie ufficiali e feste pubbliche indossando pure il tabarro. La maschera, allora, era usata come mascheramento e serviva anche per cose poco pulite o curiose che c'era chi ne approfittava per non farsi riconoscere e tradire la propria fidanzata. |
Pantalone: la maschera Veneziana per eccellenza. Vecchio, ricco, avaro, simile alla caricatura dell'ebreo del tempo. Arlecchino (batòcio=bastone): è il classico emigrante che arrivava a Venezia in cerca di lavoro. Viene da Bergamo, terra di Venezia. Facanapa (o Fracanapa): maschera veneta come risposta dell'entroterra al declino della Serenissima. Moreta: maschera in cuoio nero destinata a coprire il volto delle donne. Priva di bocca e sorretta coi denti (non si poteva così parlare). Pulcinella: l'Arlecchino del sud. La Gnaga: maschera da gatto. Si esprime con continui miagolii o con frasi sconce. La usa il travestito sodomizzatore. Baùta: maschera bianca famosissima, assessuata. |
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